ARINGA



L’aringa (nome scientifico Clupea Harengus) è un pesce di acqua salata. Prediligendo i mari freddi troviamo questo pesce assai diffuso nell’Atlantico Settentrionale, non a caso grandi consumatori di questo pesce sono gli abitanti dell’Europa del nord, della Groenlandia, del Canada e degli stati nord-orientali degli USA. Questo pesce “dal corpo slanciato, squame grandi e decidue, colore azzurro verdastro superiormente, argenteo inferiormente”[1] può raggiungere una lunghezza compresa tra i 30 e i 50 cm.

Pesca dell’Aringa: storia e curiosità

“La pesca delle aringhe costituisce una delle più grandi industrie di pesca del mondo. Non rimonta a una data molto antica perché cominciò solo nel sec. XIII in Svezia ove decadde nel XVI, mentre nel frattempo si sviluppava nella Gran Bretagna. Nel sec. XV ne fu concesso il monopolio nelle acque inglesi agli olandesi che ne ricavarono enormi profitti, in ispecie dopo che nel 1398 il pescatore Guglielmo Bökel scoperse ed insegnò ai suoi compatrioti il modo di conservare per lungo tempo le aringhe salate, tanto che si poté dire che la città di Amsterdam era fabbricata sulle ossa delle aringhe. L'alternativa dell'abbondanza della pesca nelle varie regioni è dovuta alla irregolarità nella comparsa delle aringhe. Attualmente essa è molto sviluppata in Scozia, ha ripreso in Olanda e in Svezia; anche in Norvegia ha acquistato una grande importanza.[2]
La stagione di pesca dell’Aringa ha inizio il primo maggio e ha una durata di circa due mesi; essendo un alimento molto importante e sempre presente sulle tavole del Nord Europa, la sua pesca ha assunto connotati di sacralità, tant’è che, in Olanda e in Svezia, il giorno d’apertura della stagione di pesca all’aringa viene proclamato festa nazionale.

Conservazione e cucina

Durante i mesi di pesca l’aringa viene consumata fresca ma, per garantirne la conservazione a lungo termine, viene sottoposta a processi di conservazione quali l’essicazione, l’affumicatura o la salagione.
Non c’è bisogno di dire che sia la salagione che l’affumicatura sono metodi di conservazione assai lunghi e laboriosi: entro un paio d’ore dalla pesca le aringhe vengono messe sotto sale a riposare per circa un 24 ore e in seguito si aggiunge una salamoia, questo processo può durare fino a due mesi. Successivamente si passa all’affumicatura: tolte dalla salamoia le aringhe vengono lavate con cura e infilate su spiedi ad affumicare per un periodo che va dalle 12 ore ai 12 giorni. Sarà in base al tempo trascorso negli affumicatoi che le aringhe verranno distinte in:

  • -         Silver (affumicatura massima di 12 ore)
  • -         Golden (affumicatura per tre giorni)
  • -   Hard Cure (periodo di affumicatura compreso tra i 10 e i 12 giorni)
L’aringa è un’eccellente fonte di Omega3 e costituisce quindi un’alternativa alle altre tipologie di pesce azzurro.
Se fresca può essere consumata cruda con delle cipolle (potere farle sbianchire per far perdere un po’ del loro pungente sapore).
Se affumicata si accompagna ottimamente con cipolle, patate, cavolfiore, barbabietola rossa e agrumi come arancia o pompelmo.
Per poter mettere alla prova questi abbinamenti potete cimentarvi nella preparazione della Shuba.




[1] Fonte: Enciclopedia Treccani - http://www.treccani.it/enciclopedia/aringa/
[2] Fonte: Enciclopedia Italiana – edizione del 1929

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