ANETO



Introduzione ed etimologia del nome

Il nome scientifico “Anethum Graveolens” si deve a Linneo, un medico e naturalista svedese considerato il fondatore della moderna sistematica, infatti, ideò il metodo di classificazione che adotta la cosiddetta “nomenclatura binomia”, dando agli organismi viventi due nomi: uno per il genere e uno per la specie.

Il nome deriva dal greco “ánethon” (in latino “anethum”), da 'aníemi', io scaccio (i malori), quasi sicuramente grazie alle proprietà medicamentose della pianta. La seconda parte del nome, sempre di origine latina, si deve, senza ombra di dubbio, al forte odore che caratterizza la pianta.

Proprio per il suo forte odore è anche conosciuto come Aneto puzzolente e Finocchio Fetido (effettivamente ricorda molto il sapore del finocchio, non credete?)

Botanica
L’Aneto è una pianta aromatica annuale di origini orientali (quando parlerò di cucina vedremo che è presente in molte ricette persiane ed indiane).

Appartiene alla famiglia delle Ombrellifere, le foglioline sono filiformi e di colore verde/azzurro. Fiorisce verso metà estate presentando piccoli fiori gialli raccolti in infiorescenze piatte a forma di ombrella.



Le foglie














          I fiori

L’aneto può crescere spontaneamente o può essere coltivato, in ogni caso, lo troviamo ad altezze comprese tra i 600 e i 1000 metri.

Curiosità

  • Gli antichi greci pensavano che si potessero evitare gli attacchi epilettici e rendere inefficaci gli incantesimi semplicemente stringendo un rametto di aneto nella mano sinistra.
  • Anche presso gli antichi Romani era una pianta molto utilizzata dato che era credo comune che potesse accrescere la forza fisica. I gladiatori, infatti, ne facevano largo uso come condimento mentre lo usavano per facilitare la guarigione delle ferite.
  • Nell’Antico Egitto veniva invece utilizzato come calmante.
  • In Palestina l’aneto era considerato una pianta molto pregiata tanto da venir usata come moneta per il pagamento delle tasse, infatti, lo troviamo nominato nel Vangelo secondo Matteo (23,23-26): “In quel tempo, Gesù parlò dicendo : Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà.”
  • Viene menzionato anche da Aristotele, Teocrito, Virgilio, Plinio e Apicio
Nella seconda parte parlerò del suo uso in cucina e dei vari abbinamenti possibili. Cliccate qui.

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