OLIO D'OLIVA - parte 1 - Botanica e storia
Oggi parliamo dell’olio, lo so, l’argomento è vasto, è per questo che dividerò l’argomento in varie “schede” (leggasi post). Ora partiamo!
Botanica
L’olivo o ulivo (Olea Europaea L) è una pianta da frutto appartenente alla famiglia delle Oleaceae. La pianta è estremamente longeva, basti pensare che, in condizioni favorevoli, può vivere fino a mille anni. Proprio per la sua longevità è facilmente spiegabile perché la pianta cominci a far frutti solo verso 3º–4º anno di vita, raggiungendo la piena produttività verso il decimo anno e la maturità dopo i 50 anni. Visivamente il tronco appare assai contorto, con corteccia di colore grigio; ha foglie piccole e lanceolate, fiori ermafroditi di colore bianco raccolti a grappoli e chiamati mignole. I frutti sono tondi e chiamati olive. La pianta è un sempreverde, quasi sempre in fase produttiva con un piccolo rallentamento durante il periodo invernale. L’olivo essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, soffre anche le temperature basse (al di sotto dei 3-4 gradi) e il forte vento, soprattutto associato alle basse temperature. Tollerando bene la salinità non ha difficoltà a vivere in riva al mare. L’olivo è una pianta che sa adattarsi bene tanto da riuscire a sopravvivere anche durante i prolungati periodi di siccità delle zone aride in cui vive, come, per esempio, il meridione e la Grecia.
BREVE MA VERIDICA STORIA DELL’OLIO D’OLIVA
Anfora Attica - VI sec. a.C. - Londra, British Museum |
L’olivo coltivato è l’evoluzione dell’olivo selvatico chiamato Oleastro che si presenta come un arbusto e dai cui frutti si ricava un olio amarissimo limitatamente utilizzato. Con molta probabilità è l’Asia Minore la terra d’origine della pianta, si è giunti a questa conclusione tramite uno studio a livello linguistico, infatti in sanscrito non esiste la parola olivo e mentre le popolazioni della mezzaluna fertile, non conoscendo le proprietà dell’olivo, usavano solo olio di sesamo. Armeni ee Egiziani, invece, conoscevano bene questa pianta e, cosa più importante, sapevano come sfruttarlo al meglio. Se riflettiamo bene, chiari riferimenti a questa pianta sono ritrovabili anche nell’antico testamento: vi dice niente la Colomba del post-diluvio? Cosa teneva nel becco? Da dove lo portava? Vi rispondo io! Era un ramo d’olivo proveniente dal monte Ararat che è situato in Armenia. Con facilità la coltivazione passò alle isole e ai territori continentali del mediterraneo, primi fra tutti i Greci. Testimonianza di questo primato la troviamo nell’Odissea, Ulisse, infatti, intagliò nel tronco di un Olivo il suo letto nuziale. Secondo una leggenda greca, questa pianta era sacra alla Dea Atena, era stata lei che, in gara con Posidone per il possesso dell’Attica, aveva vinto facendo nascere l’ulivo dalla sua lancia scagliata nella terra. Proprio in suo onore si celebravano le feste dette Panatenee, durante le quali gli atleti vincitori delle gare ricevevano anfore contenenti olio raffinato. Con l’espansione delle popolazioni greche anche in Italia si iniziò a coltivare la pianta: Sibari e Taranto per quanto riguarda la Magna Grecia, Sabina, Piceno e Venafro al centro Italia e la Liguria nei territori del nord.
L’olivo ha sempre avuto un carattere sacro presso tutte le popolazione della penisola italiana, è intuibile il motivo: oltre ad essere un condimento poteva essere utilizzato per l’illuminazione e come concime mentre il legno veniva utilizzato nelle cerimonie sacre.
A partire dalla tarda età imperiale la storia del bacino mediterraneo si avvia verso un lungo periodo di guerre e carestie; si produce poco e in regime autarchico. Dobbiamo attendere l’anno mille per vedere segnali di ripresa quando, soprattutto per opera delle comunità monastiche, si darà un nuovo impulso all’agricoltura, con la bonifica di terreni paludosi e la messa a dimora di nuove piante di vite e di olivo.
Facendo un balzo in avanti ci ritroviamo in epoca rinascimentale, sarà la corte medicea fiorentina a dare grande impulso alla coltivazione dell’olivo tramite concessioni gratuite di grandi estensioni di terreno per la coltivazione. Passano gli anni e arriviamo al 18° secolo: epoca d’oro per l’olivicoltura nazionale: l’Italia raggiunge risultati eccellenti, risulta essere la produttrice del miglior olio d’oliva a livello europeo. I terreni coltivati a olivi aumentano sempre di più poiché di questo prezioso nettare si fa largo uso nei settori più diversi: l’industria conserviera, quella dell’illuminazione, della saponificazione, etc. etc.
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