UN RICORDO

I viaggi nel tempo sono possibili!

No, non ho scoperto formule o macchine fantascientifiche per poter fare un salto nel passato, ho semplicemente aperto un libro e cucinato un piatto.

Panorama di Borno
Mi spiego meglio: il libro è un volume pubblicato dalla Pro Loco di Breno nel 1987; la ricetta è quella della Spongada dè Bré (focaccia dolce di breno).




Ci sono luoghi, sapori, profumi e musiche che mi fanno tornare nel passato, a voi non accade?
Le Spongade: buone con lo zabaione ma ottime con il salame!

L'altro giorno, sistemando l'enorme libreria di casa, mi è capitato per caso tra le mani un vecchio libro acquistato in una libreria a Borno parecchie estati fa, nel 1992 per la precisione. Il libro, edito dalla Pro Loco di Breno, è dedicato alla cucina camuna (tant'è che il titolo è appunto "Cucina Camuna"). Il libro è stato scritto da Giacomo Ducoli (Fio), è corredato dalle tavole di Giancarlo Zerla (http://www.zerla.it/) ed ha delle belle poesie in dialetto scritte da Silvano Ballardini.

Borno e la Valle Camonica sono nel mio cuore perché è in quei luoghi che ho passato le estati della mia infanzia; quando leggo il nome dei paesi la mente torna al passato e li sento familiari, vicini, tanto vicini da scaldarmi il cuore. 

L'Albergo Belvedere, rifugio di molte estati
Ogni agosto si ripeteva lo stesso rito che iniziava sempre con la preparazione dei bagagli e la casa messa sottosopra dalla preparazione. La sera prima della partenza, a bagagli pronti e caricati in auto, si passava a salutare la Nonna Rosina e il Nonno Luigi e si andava a cena dalla Nonna Rosa e dal Nonno Carlo perché il nostro frigo era spento e sbrinato e il cibo in casa era assente causa imminente partenza. 

La mattina successiva ci si infilava in macchina di buonora e si partiva, sentivi cambiare l'aria e ti sentivi lontanissimo da casa una volta in vista del Lago d'Iseo. Anni fa eri obbligato a passare ogni singolo paese del lungolago ed era veramente un bel viaggio, vedevi le ville affacciate sullo specchio d'acqua e i paesini con la loro sonnolenta vita.

A Malegno iniziava la salita, quella salita che mi fece star male parecchie volte, ma poco importava, ormai eravamo a Borno e ti sentivi leggero, lontano anni luce da casa ma accolto come se fossi a casa sia dai soliti avventori dell'albergo che dai proprietari, amici di famiglia di lunga data. La prima cosa dopo i saluti? Mi facevo fare un panino al prosciutto crudo! Sono convinto ancor oggi che quello fosse il miglior crudo che io abbia mai mangiato.

Il soggiorno a Borno trascorreva tra i giochi a carte, le passeggiate nei boschi, le camminate che avevano come meta una fonte, la famigerata salita al Lago di Lova, i pranzi e le cene cucinate dalla Signora Domenica e le serate trascorse nella Piazza Umberto I con la sua bella fontana.

La piazza e la fontana
C'erano delle tappe irrinunciabili durante la vacanza: comprare le Spongade dal panettiere, andare al pattinaggio per sbucciarsi le ginocchia, comprare i soldatini all'edicola e bere acqua gelata alle varie fontane.

C'era anche un'altra cosa che ricordo vividamente: i sapori dei piatti di montagna! Casoncelli, salmì, polenta, coniglio, minestre d'orzo, i malfatti e gli gnocchi di pane!

Dopo due settimane si rifacevano i  bagagli, si compravano i funghi (sia freschi che secchi), si passava a ritirare il pane di montagna e le spongade e si ripartiva, salutavi tutti e guardavi l'Altopiano del Sole allontanarsi guardando dal lunotto e pensavi: "Ci vediamo l'anno prossimo!"

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